TASSA TAZZE DA ASPORTO
Orami ci abbiamo preso gusto con il tassare i consumatori per migliorare l’ambiente e ridurre i rifiuti. Il contrario di quello che chiediamo da sempre con il sito Non sprecare: chi produce meno spazzatura deve pagare meno tasse. A partire da quella sui rifiuti.
L’ennesimo, nuovo balzello arriva dalla catena dei negozi Starbucks che in Gran Bretagna ha deciso di sperimentare una tassa di 5 pence (meno di 10 centesimi di euro) per chi porta via il caffè, la stragrande maggioranza dei clienti, nei classici bicchieri monouso. Per indorare la pillola ai frequentatori dei suoi locali, la società ha anche annunciato che il sovrapprezzo non andrà tra i ricavi del gruppo, ma sarà devoluto ad associazioni che si battono contro l’inquinamento ambientale. Una furbizia da marketing, in quanto ogni consumatore è libero di finanziare o meno le tante associazioni che svolgono attività per l’ambiente, ma non per questo si deve ritrovare costretto a pagare una tassa per il suo contributo ecologista.
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SOVRAPPREZZO TAZZE DA ASPORTO
Ancora più ridicola mi sembra la giustificazione di Starbucks a proposito del mancato uso delle tazzine di ceramica. Soltanto l’1,8 per cento dei clienti della catena le ha richieste. Ma i motivi di questa scelta sono ovvi. Il primo: la società del caffè globale pretendeva che il consumatore pagasse la sua tazza in ceramica. Secondo: sono state proprio le società come Starbucks, stelle nel firmamento del cibo da consumare con i contenitori usa-e-getta, ad avere creato l’abitudine compulsiva e standard alle confezioni monouso. Adesso non possono pretendere di modificare uno stile di consumo dalla mattina alla sera, cercando di piazzare tazzine di ceramica e stangando chi continua a utilizzare quelle di plastica. Troppo tardi, e dopo che in Inghilterra di è svegliato il governo su questo problema, allarmato l’astronomica cifra di 2,5 miliardi di tazze monouso utilizzate e puntualmente gettate nei rifiuti ogni anno in Gran Bretagna.
Non si può continuare a pensare di tassare i consumatori per costringerli a modificare le loro abitudini. Piuttosto, bisogna incentivarli, e l’unica cosa sensata fatta da Starbucks è un premio di 25 pence a chi porta la sua tazza da casa. Per il resto, lo diciamo anche ai consumatori italiani della catena: se queste sono le condizioni, e considerando il prezzo già alto dei caffè di Starbucks, tanto vale cambiare fornitore dell’espresso. E tornare a un classico caffè made in Italy, da consumare in un qualsiasi bar. Senza tasse e in una bollente tazzina di ceramica.
(Credits immagine di copertina: HeinzTeh / Shutterstock.com)
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