Uso spesso il taxi, conosco i problemi e i vizi della categoria di lavoratori vittime e carnefici del caos e del sopruso nel quale viviamo nelle nostre città. A Roma è in arrivo, dopo tante polemiche, una maxi-stangata. Aumenti medi delle tariffe attorno al 14 per cento, scatto alla chiamata di 3,5 euro, rimodulazione degli scatti.
Risultato, secondo i calcoli di Unica-Cgil: andare a Fiumicino costerà attorno a 60 euro. Una follia. Doppia, se si aggiunge l’assurdo dettaglio, sempre sulle spalle degli utenti del servizio pubblico, per cui già oggi esiste una doppia tariffa, più leggera se il tassista è romano, più cara se è di Fiumicino.
Il motivo non lo ha capito nessuno, e c’è puzza di truffa. I tassisti hanno anche le loro ragioni per chiedere un aumento delle tariffe, come racconta il sito www.noitassisti.com ma c’è un limite a qualsiasi rivendicazione: la decenza, il buon senso e la consapevolezza del momento. E di fronte a una classe politica opaca e irrisolta, come quella che governa la città di Roma, non si può alzare la posta all’infinito senza sconfinare nel girone infernale dei ricatti. Dunque: ragionevolezza, please. E decisioni trasparenti da parte dell’amministrazione. Con una lotta senza quartiere all’abusivismo (circa 300 verbali in pochi giorni di controlli) che colpisce, illegalmente, sia i tassisti sia i clienti, una volta tanto uniti nelle loro rispettive ragioni.
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