TELECAMERE NEGLI ASILI
Di fronte a una violenza che aumenta nelle scuole, e in particolare, negli
asili nido, di fronte a frequenti episodi molto gravi nelle case di riposo, l’opinione pubblica si divide in modo radicale tra i
favorevoli e i
contrari all’uso delle
telecamere per smascherare e colpire i responsabili delle aggressioni. La posizione di Non sprecare è chiara, e l’abbiamo espressa in questo
editoriale di Antonio Galdo. Ma è giusto informare i lettori anche sui vantaggi di questa soluzione, secondo chi la condivide, e su alcuni svantaggi che invece ricordano i contrari.
Le
telecamere negli asili offrono l’opportunità di
intervenire molto rapidamente in caso di
violenza, o comunque se ci sono episodi controversi. La verità, in teoria, si può accertare in tempo reale, per cui non serve più alcuna denuncia, un’eventuale inchiesta da parte di Carabinieri o Polizia con filmati fatti di nascosto nel corso delle indagini. Basta osservare quanto è stato visto, in tempo reale, attraverso le telecamere di videosorveglianza.
I dati però ci dicono che finora, dove esistono impianti di videosorveglianza per la sicurezza, pagati dai comuni, soltanto il 2 per cento dei responsabili di violenze sono stati individuati grazie a immagini registrate. Poco per immaginare che con le telecamere nascoste, negli asili e nelle case di riposo, si arrivi alla verità in modo rapido e sicuro.
TELECAMERE NEGLI ASILI LEGGE
Ovviamente una cosa è chiara e condivisa da tutti: le
immagini delle telecamere negli
asili e nelle
case di riposo non possono essere a disposizione di tutti, ma solo delle forze dell’ordine, in caso di denuncia o di segnalazione. Questa sicurezza dovrebbe, secondo i favorevoli alle telecamere, eliminare la possibilità di sentirsi a disagio, da parte degli insegnanti durante il loro lavoro. E semmai un
insegnante accusato ingiustamente, viene tutelato dai filmati registrati attraverso le telecamere.
Fino a un certo punto, replicano i contrari alle telecamere: innanzitutto chi ha la ferocia di usare la violenza contro piccoli bambini o contro anziani inermi, sarebbe certamente capace di
sfuggire alla
videosorveglianza. Inoltre, con le telecamere si rompe il
rapporto fiduciario tra
insegnanti e bambini, o tra
operatori sanitari e anziani nelle case di riposo. E si apre il varco al Grande Fratello sia negli asili sia nelle strutture per
anziani.
Infine c’è il tema dei costi. Nei comuni dove già sono state introdotte le telecamere per la sicurezza, le amministrazioni comunali, complessivamente, pagano un conto di circa 400 milioni di euro l’anno. Quanti soldi servono per mettere telecamere dappertutto negli asili? E dove si possono trovare? Piuttosto, sappiamo con certezza che la febbre della videosorveglianza alimenta un’industria per la produzione di questi impianti che in Italia fattura quasi 2 miliardi di euro l’anno. Siamo sicuri che in alcuni casi non si sprechino soldi installando impianti del genere? Certamente un fatto va riconosciuto e scolpito nella testa di tutti: la sicurezza dei cittadini, di tutti i cittadini, dai più piccoli ai più vecchi, è un bene primario di qualsiasi comunità e come tale va preservato e garantito.
TELECAMERE OBBLIGATORIE NEGLI ASILI
Ma non si può pensare di militarizzare la scuola, nei livelli dell’infanzia, per individuare i violenti. Bisogna isolarli, e questo deve essere un obiettivo comune di insegnanti, presidi e famiglie. Non un’operazione di polizia che costerebbe tanti soldi, non garantirebbe la sicurezza (le telecamere andrebbero in tutte le aule?) e diffonderebbe un clima di panico tra i bambini. Servono, piuttosto, sinergie dal basso, iniezioni di buon senso, a tutti i livelli, azioni mirate, e non generalizzate, sui colpevoli. Un tempo nelle scuole le Buone Maniere erano materia di insegnamento, purtroppo abbiamo cancellato perfino l’educazione civica. Ma a un vuoto culturale non si può rispondere con le forze dell’ordine.
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