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TEMPERANZA
La temperanza è un atto di coraggio. Una sfida con sé stessi, per dimostrare la capacità di domare pulsioni e istinti capaci di farci sprecare anche le migliori qualità che possediamo. In quanto virtù cardinale, non facile da praticare in tempi così muscolari, la temperanza è un antidoto contro le tentazioni che partono dal nostro animo e vengono poi spinte, vele al vento, dalle sollecitazioni esterne.
IMPORTANZA DELLA TEMPERANZA
Come siamo diventati, per esempio, così prigionieri del gioco d’azzardo? Come è stato possibile trasformare una tentazione, piuttosto circoscritta e limitata, in uno stile di vita talmente diffuso da essere entrato nel nostro quotidiano attraverso bar, tabaccai e sale gioco? Semplice: abbiamo rinunciato alla temperanza, e in segno di resa abbiamo ceduto a ciò che Simone Weil definiva il rischio di «un vergognoso delirio dell’uomo».
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VIRTÙ DELLA TEMPERANZA
La virtù della temperanza, prima del Cristianesimo che la rese un architrave della sua dottrina morale, era molto discussa già all’epoca dell’antico pensiero greco e latino, da Aristotele e Cicerone. E già allora si diede alla temperanza un valore assoluto, la forza di una bussola per orientarsi nell’universo dei bisogni, delle necessità, degli appetiti e dei desideri. Distinguendo. Ovvero piazzando dei paletti da non superare per non diventare schiavi di pulsioni e compulsioni. Tra queste potete sicuramente metterci le accumulazioni di oggetti e di denaro alle quali ci siamo abituati con troppa indifferenza, rinunciando all’atto di coraggio, alla sfida nei confronti di noi stessi.
BENEFICI DELLA TEMPERANZA
Nelle nuove generazioni la temperanza, quando è conosciuta, ha un sapore retrò, poco interessante e stimolante in un mondo che ha sempre fretta e non ha alcuna voglia di rallentare, ma semmai solo di avvitarsi nella ricerca delle soddisfazioni annunciate dall’eterno presente. Eppure basterebbe convincersi che la temperanza, per come l’abbiamo descritta, ha un’energia capace di aiutarci a discernere il bene dal male. A limitarci, fino al punto in cui il male è dietro l’angolo.
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TEMPERANZA E HYBRIS
La temperanza è decisiva nel regolare i rapporti personali. Grazie a questa virtù conserviamo a lungo le qualità di un amore che il tempo tende naturalmente ad appassire; sopportiamo, dal parente al vicino, senza scivolare nella frustrazione della sconfitta, persone tanto distanti da noi nella loro indole; non cediamo alla trappola di un desiderio incontinente. Laddove desiderare resta una cosa meravigliosa, da vivere fino in fondo, perfino con pochi limiti. Basta un’idea, che agli antichi era chiarissima, raccolta in questa frase di Ippocrate: «Tutto con moderazione». Lavorare, bere, dormire, mangiare, amare. E la temperanza, in questo caso sinonimo di moderazione, è decisiva nel dare respiro alla politica, in quanto «arte del possibile», e dunque della mediazione costruttiva, non del compromesso al ribasso. La politica è dura lotta, scontro vitale, richiede mezzi e non esclude la violenza, ma può diventare prigioniera dell’hybris, il deliro di onnipotenza dell’uomo che ha conquistato il potere. E ne diventa schiavo, come qualsiasi, esagerato appetito. Al punto da doversi curare con un solo medicinale davvero efficace: la temperanza.
TEMPERANZA: FRASI CELEBRI
<Un animo grande disprezza la grandezza e preferisce la moderazione agli eccessi; quella è utile e vitale, questi invece nuocciono, proprio perché sono superflui>
Seneca
La grandezza dei sentimenti, innanzitutto l’amore, dei pensieri e di ciò che resterà di noi, non ha nulla da spartire con le prove muscolari dell’esistenza, talvolta pure necessarie. La temperanza sta in questa capacità di riconoscere ciò che è davvero utile, essenziale, da quanto è spreco e frutto solo di inutile narcisismo e voglia di apparire. Anche nei sentimenti.
<È facile andare agli estremi, difficile restare fermi nel mezzo>
Ezra Pound
Qualsiasi forma di estremismo, anche l’eccesso compulsivo e smisurato, è una scorciatoia, un modo per semplificare, in apparenza, la vita. E per avere la sensazione di godersela. Ma è una soluzione fragile, che non porta lontano. Al contrario, attraverso la temperanza, una strada sicuramente più complessa, diventiamo più solidi e attrezzati alle difficoltà della vita. L’idea dello <stare fermi> espressa qui dalla poetessa americana non è sinonimo di immobilismo, ma appunto di solidità, difficile da smuovere.
<Lavorare, mangiare, bere, dormire, amare: tutto deve essere misurato>
Ippocrate di Coo
Prima dei latini, e di Seneca, come abbiamo visto, già i greci consideravano la temperanza una bussola esistenziale. Il principio è lo stesso e porta verso la stessa direzione: nella vita puoi concederti tante cose, dai doveri sul lavoro ai piaceri del corpo, della mente e dello spirito. Ma devi farlo con senso della misura e anche con leggerezza.
< I tre segni di grandezza sono: generosità nel pianificare, umanità nell’esecuzione, moderazione nel successo>
Otto von Bismark
Bismark era un uomo che amava il potere e sapeva maneggiarlo molto bene. I suoi non erano tempi di particolari attenzioni per i più deboli, eppure a lui non sfuggiva la lezione che per gestire il potere in modo longevo bisogna mostrare umanità e generosità. E innanzitutto, grazie alla temperanza, tenere a distanza il morbo dell’hybris, quella sorta di delirio di onnipotenza che colpisce gli uomini potenti quando perdono la testa. E sono condannati a durare poco, senza lasciare qualche segno significativo della loro vita.
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