TENDOPOLI SAN FERDINANDO CALABRIA –
Nell’accampamento dei disperati, una tendopoli A San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, con oltre 500 persone, immigrati e braccianti, rifugiati o in attesa dello status, la violenza purtroppo è all’ordine del giorno. E il dramma di un carabiniere accoltellato, durante una rissa tra immigrati di diverse comunità, che poi spara e uccide Sekine Traore, un extracomunitario arrivato dal Mali, è solo l’ultimo episodio da cronaca nera in queste maxi-strutture di finta accoglienza, che in realtà diventano focolai illegali pronti ad esplodere, ogni minuto. E nonostante lo sforzo di tanti generosi volontari che ci lavorano.
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LA VITA DEGLI IMMIGRATI NELLA TENDOPOLI DI SAN FERDINANDO –
Questa tendopoli va chiusa, e al più presto. Per diversi motivi. Al suo interno convivono comunità che non potranno mai davvero integrarsi in questo ambiente medioevale, senza servizi igienici e spesso perfino senza luce. Inoltre è una sacca del caos, con tanti immigrati che sono in attesa di una risposta per ricevere lo status di rifugiati e magari non hanno neanche i requisiti per ottenerlo. In secondo luogo, a San Ferdinando comanda solo la malavita locale. Gli immigrati della tendopoli sono in gran parte occupati, come schiavi, nelle campagne della zona. Raccolgono le arance, per esempio, per 3 euro all’ora, come se fossimo in paese terzomondista. Oppure lavorano in nero, senza alcuna copertura assicurativa e tantomeno previdenziale. Sono semplicemente schiavi, per chiamarli con il nome giusto. E un paese civile non può tollerare un accampamento di disperati come bacino per un mercato del lavoro fuorilegge e attività che fanno comodo alle cosche. Questa è una resa dello stato, non una risposta.
IMMIGRAZIONE IN CALABRIA –
Infine, nella stessa Calabria ci sono altri modelli di immigrazione che invece funzionano e sono stati perfino riconosciuti come esemplari in tutto il mondo. È il caso del comune di Riace che si trova nella stessa regione della tendopoli di San Ferdinando. Come ripetiamo spesso, bisogna puntare su questo meccanismo di immigrazione, coinvolgendo e aiutando (innanzitutto con i soldi) sindaci e amministratori locali. E chiudere invece le tendopoli come quella di San Ferdinando. Ho letto che la cosa non si potrebbe fare perché mancherebbero i fondi, e il comune della zona è sciolto per mafia. Ma scherziamo? Esiste il governo, esiste il ministero degli Interni: scendano in campo, e ci pensino loro a chiudere questo tempio della schiavitù contemporanea.
(Credits: Ververidis Vasilis / Shutterstock.com )
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