Il treno in una stanza: l’immersione nei ricordi come terapia alternativa per i malati di Alzheimer

Uno schermo che funge da finestrino. Veri sedili da treno. Qualsiasi cosa è pensata per far viaggiare i pazienti nei loro ricordi. Nulla è casuale

IL TRENO IN UNA STANZA

TERAPIA DEL TRENO

Sono più di 600.000 gli italiani colpiti dall’Alzheimer, la malattia che, poco alla volta, fa rendere irriconoscibili le persone amate e che è in grado di rubare la vita stessa. Si calcola inoltre che tale dato tenderebbe ad aumentare a 1,6 milioni nel 2030 e addirittura a 2,3 nel 2050.

In tale contesto, lo psico-pedagogista Ivo Cilesi ha deciso di dedicare alle vittime di tale patologia una cura alternativa ai farmaci. Stiamo parlando della cosiddetta terapia del treno”La prima città ad aver abbracciato questa iniziativa è stata Bari, ma presto sarà ripetuta nelle province di Foggia e Taranto.

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Si tratta dell’allestimento di un vero e proprio vagone destinato ai malati di Alzheimer: su uno schermo scorrono paesaggi come fosse un finestrino, i sedili sono quelli che troviamo nei veri treni durante i nostri viaggi. In questo caso, però, si tratta di un itinerario nei propri ricordi. I pazienti, guardando lo schermo e credendosi in viaggio, riescono a costruire, seppur temporaneamente, pezzi del loro passato.

“Questi viaggi per i pazienti sono veri. Hanno perso la memoria cognitiva, semantica, procedurale, ma quella affettiva, l’amore, rimane”, racconta Cilesi in un’intervista a Repubblica.

terapia del treno2

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IL TRENO IN UNA STANZA

La terapia comincia innanzitutto da una fase iniziale, in cui l’operatore invita e incoraggia i pazienti a fare un giro o a viaggiare. Una volta saliti in treno, non avranno nessuna indicazione riguardo la meta: in questo modo ognuno sceglierà il viaggio da intraprendere e i ricordi emersi verranno utilizzati dai medici per la stimolazione cognitiva. “La Terapia del Treno permette ai pazienti di calmarsi e di raccontare episodi della propria vita, proprio come si fa con gli sconosciuti a bordo di un treno”, racconta la vicepresidente Katia Pinto nell’intervista di Repubblica.

 

 (Le immagini sono state prese dal blog Cronache dei Figli Cambiati)

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