TERAPIA DOMICILIARE COVID 19
Finalmente esistono indicazioni aggiornate, chiare e utili per la cosa più importante in caso di contagio da Covid-19: la terapia a domicilio. Si tratta, infatti, di scelte idonee che servono a non sprecare tempo, salute e soldi. A non fare cure inutili, ignorando quelle efficaci. A non comprare farmaci, e tantomeno integratori, che non hanno alcun valore, e in questo caso possono essere perfino controproducenti. A non ingolfare i reparti ospedalieri, già molto affollati chiedendo un ricovero laddove non è assolutamente necessario.
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CURE DOMICILIARI COVID 19
Vediamo con ordine quali sono le scelte da fare, secondo le indicazioni contenute nel documento firmato dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, per affrontare a casa la prima fase dell’infezione. Sempre e comunque sotto la vigile osservazione dei medici di base e dei pediatri.
La sicurezza misurata con il saturimetro. È un parametro considerato sempre più importante per le decisioni da prendere anche in merito alla terapia. Di fronte a molta confusione sui valori considerati accettabili, il ministero ha voluto dare un’indicazione precisa: la soglia di sicurezza della misurazione della capacità polmonare è abbassata al 92 per cento, rispetto al precedente 94 per cento.
La vigile attesa. La terapia domiciliare ha un primo stadio definito di «vigile attesa». D’altra parte sappiamo che anche l’influenza, se i parametri sono sotto controllo, si cura innanzitutto con il riposo. In questa fase sono sufficienti farmaci a base di paracetamolo o FANS, quando compaiono febbre o dolori articolari e muscolari. L’attesa significa anche, accanto a qualche medicinale, tenere sempre il quadro clinico sotto controllo, pronti a intervenire in caso di peggioramento della situazione.
No agli antibiotici e alla idrossiclorochina. Sono due cose da evitare, e non sprecare, per motivi differenti. Gli antibiotici vanno presi soltanto se l’infezione batterica è stata dimostrata e certificata da un esame microbiologico. Quanto all’idrossiclochina, invece, gli studi clinici finora condotti non ne confermano l’efficacia. Quindi non serve.
Niente eparina. Anche l’eparina, nelle diverse versioni, della quale tanto si è parlato per curare il Covid- 19 in realtà non è raccomandata, durante le terapie a domicilio, né come cura né per prevenire l’infezione. Da cancellare.
Lo spreco del cortisone. L’uso dei cortisonici, che spesso hanno significativi effetti collaterali, è suggerito soltanto alle persone che sono in una fase avanzata e grave della malattia. E hanno bisogno di un supplemento di ossigeno rispetto a quello che riescono a introdurre nei polmoni. Nella fase iniziale, invece, una terapia precoce con il cortisone non solo è uno spreco ma rischia di essere dannosa. In quanto inficia un’adeguata risposta immunitaria.
Dimenticate gli integratori. Anche qui, dopo abbiamo regalato una montagna di soldi alle aziende che producono integratori alimentari, tipo lattoferrina e quercitina, arriva un chiaro segnale di stop. Non esiste alcuna evidenza scientifica sull’utilità del loro uso. Altra cancellazione.
La terapia dei monoclonali. È sicuramente la più promettente contro il Covid-19. Ma non è una terapia che si può fare da casa: c’è bisogno di un trattamento ospedaliero. E bisogna partire non oltre i dieci giorni dall’inizio dei sintomi, sulla base di una precisa indicazione del medico di base. I risultati finora sono stati ottimi, in quanto grazie ai monoclonali, i pazienti hanno evitato, in pochi giorni, la deriva delle polmoniti. E un lungo ricovero ospedaliero.
La gestione dei bambini. È ancora più semplice. Se sono asintomatici, non serve alcun farmaco. Se hanno sintomi tipici dell’influenza, anche per loro bastano e avanzano medicinali a base di paracetamolo o ibuprofene. Mai gli antibiotici, salvo in rari casi individuati dal medico, e mai cortisonici del tutto dannosi.
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