TESORO DI SAN GENNARO – Non toccate San Gennaro. A partire dal suo Tesoro, che in questi giorni torna a Napoli dopo due mostre spettacolari a Roma (a Palazzo Sciarra, sede della Fondazione Roma) ed Parigi (Museo Maillol). Due mostre itineranti, con un’ottantina dei 21.610 pezzi, che non sono piaciute a Italia Nostra, schierata a favore di un’idea statica del Tesoro in base alla quale i gioielli non dovrebbero mai muoversi dalla città del suo Santo Patrono. C’è un pregiudizio culturale, purtroppo diffuso in Italia (basta pensare ai Bronzi di Riace inchiodati nel deserto di Reggio Calabria) e in completa controtendenza rispetto a quanto avviene in tutto il mondo; un pregiudizio che non tiene conto della realtà, dei fatti e delle opportunità , altro che rischi, derivanti da questo tipo di mostre itineranti.
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LA MOSTRA DEL TESORO DI SAN GENNARO – Innanzitutto, in appena tre mesi di esposizione a Roma, si sono registrati oltre 300mila visitatori: il doppio di quelli che si vedono a Napoli durante l’intero anno. Stesso successo a Parigi. Con un beneficio di immagine per il Tesoro di San Gennaro e per lo stesso marchio della città di Napoli. Valorizzare un bene artistico a beneficio della collettività, come prevede la Costituzione, non significa anche questo? O forse il nostro patrimonio deve restare blindato sul territorio, come è avvenuto per secoli, sprecando così l’occasione di una cassa di risonanza internazionale che ne aumenta il valore, la conoscenza e la fora attrattiva?
In secondo luogo il Tesoro, a partire dalla celebre Mitra creata nel 1713 dall’orafo Matteo Treglia, non è un bene pubblico di proprietà dello Stato, quanto un tesoro affidato alla Deputazione della Real Cappella del Duomo di Napoli. Dunque non è il ministro Dario Franceschini che può decidere se e quando alcuni pezzi possono essere spostati per specifiche mostre, con tutte le garanzie del caso. E siamo sicuri, in ogni caso, che Franceschini non sarà affatto contrario alle trasferte (parziali) del Tesoro, anche perché si tratta di fonti essenziali di finanziamento del museo stesso. Il Tesoro di San Gennaro, infatti, non riceve un euro di contributi statali, è un museo giovane, con appena dieci anni di vita, che ha bisogno come l’ossigeno di risorse private, oggi molto scarse. Procurarle attraverso mostre di caratura internazionale non solo non è un delitto, ma piuttosto una prova di buona gestione del bene pubblico.
(Le immagini della gallery sono tratte dalla pagina Facebook della Fondazione Roma Museo)
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LE ESPOSIZIONI ITINERANTI DEL TESORO DI SAN GENNARO – D’altra parte, il direttore del Tesoro di San Gennaro, Paolo Jorio, sta facendo un ottimo lavoro, con determinazione e con un programma dagli evidenti risultati. Dopo Roma e Parigi, sono già previste nuove mostre in America e in Russia, perché in tutto il mondo c’è il desiderio di vedere almeno una parte di questa meraviglia. E i ricavi delle mostre non saranno certo sprecati, ma serviranno a tenere in vita il Museo a Napoli, a farlo crescere, e semmai a raccogliere fondi per curare e valorizzare meglio l’intero patrimonio diocesano. Ricordo le parole di Franco Strazzullo, un uomo che ha speso la vita per studiare e difendere i gioielli di San Gennaro: si lamentava, quasi con dolore, della scarsa attenzione dell’opinione pubblica per il Tesoro del Santo, e ne chiedeva l’utilizzazione proprio per mostre in giro per il mondo. Adesso che qualcuno, finalmente, ha raccolto l’appello di Strazzullo, speriamo che non si fermi di fronte alla prima barriera ideologica che vorrebbe isolare il Tesoro e renderlo, di fatto, invisibile.
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