A che cosa servono i test sugli animali? Sono uno spreco, come sostengono molte associazioni di animalisti, o risultano indispensabili per la ricerca scientifica, come dicono i sostenitori degli esperimenti in laboratorio?
Il tema si è riacceso dopo che l’Unione europea ha introdotto una direttiva, che entrerà in funzione nel prossimo mese di marzo, con la quale si vieta perfino la vendita di prodotti cosmetici testati sugli animali.
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Certo, i numeri sembrano a favore dei sostenitori della tesi dello spreco. In Europa, ogni anno, sono utilizzati 10 milioni di animali per sperimentazioni scientifiche e quasi 900mila solo in Italia. Una lista infinita che non sempre produce risultati significativi. Gli 85 vaccini contro l’Aids, per esempio, sperimentati con successo con gli scimpanzè soltanto in un caso sono risultati utili all’uomo. E dall’università del Mit in America è partita una denuncia molto netta: le case farmaceutiche, ogni anno, sprecano milioni di animali nella ricerca oncologica.
Fulco Pratesi, in un articolo pubblicato sull’Espresso.it ricorda come il 92 per cento delle sostanze testate in laboratorio, con gli animali, sono poi inefficaci per l’uomo. E aggiunge che il motivo di questo spreco è chiaro: uno strumento, nelle mani delle case farmaceutiche, per mettere sul mercato nuovi prodotti e per essere poi al riparo dalle eventuali cause delle vittime per la loro inefficacia.
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