«Gli anni della cosiddetta Tangentopoli pare che qui non abbiano insegnato nulla, visto che purtroppo la questione morale è sempre d’attualita». È uno dei passaggi forse più duri di un’intervista rilasciata dal cardinale Dionigi Tettamanzi a Famiglia Cristiana. Il porporato si accinge a lasciare la diocesi di Milano, che ha guidato per nove anni e traccia un bilancio, ora che al suo posto sta per arrivare, il 25 settembre, il patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola. «Ogni giorno, leggendo i giornali – dice tra le altre cose Tettamanzi – si è portati a pensare che si stia sprofondando sempre più in basso. L’immoralità è dilagante, a tutti i livelli della società, e pare che al peggio non ci sia più limite, che la catastrofe sia alle porte. Dovremmo però purificare lo sguardo, magari aiutati da mezzi di comunicazione più coraggiosi. Molti sono corrotti, ma non mancano gli amministratori onesti».
I CAMBIAMENTI – Ad Ancona per il Congresso Eucaristico, il cardinale si lascia andare ad amare constatazioni. «A Milano – racconta il porporato – ho trovato una Chiesa forte, una tradizione viva, ricca di fede e di umanità. Ho trovato in città una marcata propensione al dialogo, un’apertura mentale, culturale e spirituale che alcuni venti avversi, spirati violentemente in questi anni, non sono riusciti a sradicare. Tanti i cambiamenti, invece, ma da leggere in modo accorto: il progressivo impoverimento economico delle famiglie, ma al tempo stesso l’aumento della pratica della solidarietà; la crescente disaffezione verso la politica e l’aumentata voglia di "dire la propria" sulla città; il peggioramento di alcune prospettive di stabilità per il lavoro dei giovani ma, insieme, le accresciute opportunità formative e culturali; l’aumento del numero degli immigrati e la crescente incapacità a farli sentire protagonisti della società; l’aumento della ricchezza per pochi, l’indebitamento crescente per molti».
IMMUTATO IL LIVELLO ETICO – Il porporato annovera tra i cambiamenti anche il «Fondo Famiglia», e sottolinea che «solidarietà, integrazione e sobrietà sono le parole-chiave nonchè l’impronta di una Chiesa che necessita di essere radicata in Cristo, che metta lui e non l’organizzazione o il successo mondano al centro». Alla luce di questo pensiero, dice, «ho cercato di servire il Vangelo e di fare della Parola del Signore la bussola e la guida del mio episcopato. Ci sono stati momenti di difficoltà, fatiche anche. Ma il vescovo deve avere il coraggio e la libertà di dire quel che pensa sia giusto, quel che dice il Vangelo, senza temere le critiche». Ma poi amaramente ammette: «quello che non è cambiato è il livello etico» testimoniato dagli scandali che coinvolgono politici e amministratori.
LA BIBLIOTECA IN DONO – E nel salutare la città tanto amata – giovedì alle 20.30 in Duomo ci sarà il saluto della Chiesa ambrosiana al cardinale – Tettamanzi le fa un ultimo regalo: la sua intera biblioteca personale, composta da oltre novemila volumi. Si tratta per lo più di testi a stampa di teologia, spiritualità, bioetica, ma numerose sono anche le opere di esegesi biblica e dei Padri della Chiesa, così come quelle di argomento storico e filosofico. Sono i libri di studio e di consultazione del cardinale, che verranno depositati presso la Biblioteca Centrale Sormani di Milano per essere quindi collocati in un apposito fondo e destinati alla pubblica fruizione, dopo le operazioni di archiviazione e catalogazione. Il trasferimento dei volumi è stato curato dai collaboratori del giornale di strada «Scarp de’ Tennis».
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