I francesi sono stati i più veloci, in Europa, nel mettere nero su bianco sul come e dove spendere i soldi del loro piano economico di rilancio, che complessivamente vale 100 miliardi di euro. La prima cosa che salta agli occhi è l’enorme quantità di denaro, in pratica il 30 per cento degli stanziamenti, destinati esclusivamente alla transizione ecologica.
TRANSIZIONE ECOLOGICA
E qui ci sono sicuramente spunti interessanti, anche da prendere in considerazione per copiare. La Francia ha da tempo un ministero della Transizione ecologica (nato con il governo Macron), affidato all’ecologista Barbara Pompili, che ha un peso decisivo all’interno dell’esecutivo, avendo assorbito settori che vanno dai trasporti all’energia, dalla gestione dei rifiuti alla cura del territorio.
Come i francesi spendono i soldi per la transizione ecologica? Niente interventi a pioggia, divisi in mille rivoli. Ma piuttosto stanziamenti concentrati su grandi capitoli. Sette miliardi sono previsti per le ristrutturazioni e il rinnovamento degli edifici pubblici e privati. Un maxi-piano con un’importante ricaduta sull’intera filiera dell’industria energetica e dell’edilizia, anche per mettere mano a un comparto che da solo vale circa un quarto delle emissioni complessive.
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TRANSIZIONE ECOLOGICA IN FRANCIA
Questo tipo di misura sembra già molto gradita ai cittadini francesi, visto che soltanto nell’ultimo anno sono state approvate 200mila ristrutturazioni di interi edifici. In un colpo solo si sta facendo quanto è stato trascurato per interi decenni.
Un secondo capitolo di spesa, per importanza e per quantità, è quello dei trasporti. I francesi puntano molto sulle linee ferroviarie, ma non solo sull’Alta velocità, ormai collaudata e ben diffusa sul territorio nazionale. Ci sono sul tavolo 4,7 miliardi di euro per ammodernare le linee ferroviarie minori, quelle delle periferie. Una cifra enorme, con la quale in Italia si potrebbe cambiare il volto dei treni dei pendolari, spesso inutilizzabili per i cittadini.
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TRANSIZIONE ECOLOGICA: IL MODELLO FRANCESE
C’è poi, sempre a proposito di mobilità, lo sviluppo dell’idrogeno verde: due miliardi nel biennio 2021-2022 per arrivare complessivamente a sette miliardi entro l’anno 2030. Sempre nel settore della mobilità 1,7 miliardi andranno a incentivare i nuovi paradigmi di quella quotidiana, a partire dall’auto elettrica che in Francia sono sempre più veloci, efficienti e diffuse. Senza dimenticare il fatto che nell’ultimo anno un milione di francesi hanno chiesto il finanziamento per riparare la bicicletta.
Infine, la decarbonizzazione. Per le imprese che imboccano questa strada ci sono 2,5 miliardi di aiuti (ai quali bisogna aggiungere 2,7 miliardi di sostegno ai settori industriali dell’aeronautica e dell’automobile). La Francia ha un target molto ambizioso e intende diventare leader mondiale, entro il 2050, sia nelle energie rinnovabili sia nella gestione dei rifiuti. Mentre, a differenza della Germania, non intendere chiudere il capitolo del nucleare, confermando la sua scelta strategica del mix energetico. Sul nucleare sono previsti soltanto 400 milioni di investire in formazione e in sicurezza, e per il momento non si accenna alla chiusura di centrali.
Un’ultima notazione: attraverso il piano di sviluppo da cento miliardi, il governo francese punta a creare, già nel 2021, 160mila posti di lavoro, a conferma del significativo impatto che la transizione ecologica può avere sull’occupazione.
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