TRUFFE SANITÁ
Da Milano a Roma, dalla Lombardia al Lazio: la pista degli sprechi della malasanità, con relativi imbrogli e mazzette, è unica. L’Autorità dell’Anticorruzione ha scoperto un vero buco nero nel sistema sanitario della Lombardia, con una perdita di denaro che finora ha toccato i 200 milioni di euro.
Il meccanismo della truffa è semplice: a colpi di ricorsi al Tar, meline dei noti burocrati, carte che non partono o non arrivano, da cinque anni non si riesce a fare una sacrosanta gara pubblica, attraverso la Centrale regionale degli acquisti (Arca) per il kit di materiale medico per i diabetici.
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TRUFFA SANITÁ LOMBARDIA
Nell’anno di grazia 2013, il direttore generale della sanità lombarda Walter Bergamaschi annuncia, dopo diversi richiami da parte dell’Autorità Antitrust: «Avremo anche noi, a breve, acquisti centralizzati dei kit per i diabetici». Detto e non fatto. Una cosa semplice, che funziona molto bene, con riduzione degli sprechi e della corruzione e con enormi risparmi, in altre regioni, tipo Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e Val d’Aosta, in Lombardia sembra proprio che non si possa fare.
Il risultato è l’opacità di queste forniture che passano, in regime di totale monopolio, attraverso la rete delle farmacie e poi vengono rimborsate a piè di lista dalla regione. Con scarti enormi tra la Lombardia e le regioni dove invece queste forniture vanno in gara e vengono centralizzate.
Gli aghi penna per i 470mila malati di diabete della Lombardia costano 23,21 euro, mentre in Liguria si pagano appena 2,03 euro ciascuna. Quasi dieci volte in più. Le lancette pungidito costano nel territorio lombardo 22,04 euro ciascuna, in Toscana solo 7,94 euro. Così le strisce per il controllo della glicemia: 120,27 euro in Lombardia e 38,7 euro in Emilia Romagna. E le siringhe da insulina, che negli ospedali lombardi arrivano al prezzo di 0,93 euro ciascuna mentre in Valle d’Aosta si pagano appena 0,46 euro. La metà.
Come si spiegano differenze così abissali? Scartata l’ipotesi di una differente qualità, i prodotti infatti sono identici e ormai hanno standard qualitativi condivisi, non resta che l’ipotesi più opaca: si tratta di sprechi volontari, voluti da una lobby interessata a tenere in piedi questo sistema di forniture in monopolio. E il margine serve non solo ad aumentare i profitti, ma anche a pagare qualche mazzetta.
TRUFFA SANITÁ LAZIO
Da Milano a Roma, anzi precisamente a Ostia. Qui la banda del buco dell’ospedale di Ostia ha pensato bene di creare una rete parallela ( a pagamento?) per esentare dal ticket persone che non ne avevano diritto. Una vera truffa, a colpi di enormi sprechi. Secondo il pubblico ministero Pietro Pollidori una vera cricca di trenta persone, tutte indagate, da medici a infermieri e primari, hanno in mano questo circuito di analisi, esami e accertamenti, talvolta molto costosi, all’ospedale Grassi di Ostia. Amici, amici degli amici, parenti e raccomandati vari, non pagano il ticket: lo Stato ci rimette non incassando i soldi che gli spettano, e la banda lucra sulla malasanità.
QUANDO LA SPESA SANITARIA PUZZA DI IMBROGLI:
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