Paolina, la novantenne che tiene in vita un borgo

Paolina Grassi è rimasta l'ultima abitante di Casali Socraggio, un paesino in Valle Cannobina. Di lei dice: "Mi fa compagnia il silenzio"

ULTIMA ABITANTE DI CASALI SOCRAGGIO

ULTIMA ABITANTE DI CASALI SOCRAGGIO

Come fedele compagno solo un silenzio rassicurante che fa da sottofondo alle giornate scandite dai ritmi della natura. A Casali Socraggio, in Valle Cannobina a pochi chilometri dalla Svizzera, Paolina Grassi, 91 anni lo scorso 28 agosto, è rimasta da sola in quello che può essere considerato uno dei tanti paesi fantasma afflitti dalla piaga dello spopolamento. Dal 2016, infatti, quando è morta l’ultima delle sue quattro sorelle, Paolina ha iniziato una nuova vita fatta di solitudine di cui, però, non si rammarica affatto.

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BORGHI ABBANDONATI

Prima della sorella a lasciarla era stato il marito, deceduto nel 1993 e con gli anni figli e nipoti, pian piano si sono spostati nei grandi centri alla ricerca di lavoro ed opportunità. Una tendenza comune che sta colpendo sempre più cittadine in giro per l’Italia. Basti pensare che, secondo i dati di Legamabiente, sono 1650 i borghi che rischiano di essere totalmente abbandonati. A Socraggio, come in molti di questi centri, la vita torna a fluire regolare solo durante la bella stagione. Ma il resto dell’anno la signora Grassi, vive da sola, seppur felice della sua forma di resistenza.

PAOLINA GRASSI

Casa sua porta fuori dal portone il numero 27, un’indicazione che racconta la storia di un paese che un tempo era ricco di vita e giovialità: “C’erano l’osteria, la rivendita e il fornaio. C’era la scuola elementare. E Nella mia classe eravamo addirittura in 36” ha raccontato Paolina in una recente intervista concessa a Niccolò Zancan sulla Stampa. Ora, invece, a Socraggio vige il silenzio: “Un silenzio bellissimo, soprattutto di notte. È quello il momento in cui puoi ascoltarlo meglio. Mi fa compagnia quando non riesco a dormire. Non senti un motore. Fuori dalla finestra della mia stanza è completamente buio, ma in alto il cielo è pieno di migliaia di stelle”. Le sue giornate scorrono con rassicurante costanza ma la monotonia non l’annoia, tanto che la televisione in salotto rimani quasi sempre spenta. Per ingannare il tempo Paolina dà da mangiare alle galline, pulisce la chiesa, prende le erbe, fa il fieno e lavora con il rastrello. Tutti lavori che continuerà a fare finché le terranno le gambe e in piena autonomia perché “Andare in una casa di riposo non mi piacerebbe. So che trattano bene gli anziani, ma lì dentro mi sentirei rinchiusa in prigione. Io sono come le nostre pecore, nata per vivere all’aria aperta”.

Foto di Niccolò Zancan tratte da la Stampa

QUANDO I BORGHI RISCHIANO L’ESTINZIONE

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