L’impietosa fotografia sulla ricchezza degli italiani, scattata dalla Banca d’Italia, ci spiega bene l’impatto di una crisi che non è uguale per tutti. Il fenomeno più preoccupante per l’Italia, in termini di patrimoni, è quello di un forte aumento della concentrazione della ricchezza: ormai solo il 10 per cento delle famiglie possiede il 45,9 della ricchezza complessiva. Si tratta di una tendenza mondiale (nell’intero Pianeta è appena il 2 per cento della popolazione a possedere quasi il 50 per cento dei beni) che alimenta diseguaglianze, discriminazioni e tensioni sociali, ma l’Italia ne sembrava immune, mentre adesso anche noi siamo travolti da un’incalzante ingiustizia sociale.
Una conferma del fenomeno arriva da altri due dati statistici presentati dalla Banca d’Italia. Il primo si riferisce all’aumento delle famiglie titolari di una ricchezza negativa: sono diventate il 2,8 per cento del totale. Che cosa siginfica ricchezza negativa? Semplice: sono nuclei familiari che hanno più debiti che proprietà. In secondo luogo, il patrimonio netto delle famiglie italiane scende del 5,8 per cento, tornando indietro ai livelli degli anni Novanta, con 140mila euro pro-capite e 350mila euro a famiglia. Il patrimonio netto, ricordiamolo, comprende la somma delle attività reali (case e terreni) e finanziarie, al netto dei debiti. E a proposito dei debiti, l’unica buona notizia che arriva dalla Banca d’Italia è quella che ci vede ancora poco indebitati rispetto agli altri paesi. Gli italiani, infatti, hanno debiti pari a 900 miliardi di euro, cioè il 71 per cento del reddito disponibile: meno del 100 per cento nel caso dei francesi e dei tedeschi, e del 125 per cento di americani e giapponesi. Restiamo formiche, dunque, ma alcune sempre più grasse e altre che si vanno spegnendo. Il prossimo governo dovrà partire da questi dati per capire come favorire una migliore distribuzione della ricchezza degli italiani.
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