UNICA ABITANTE DI SANTA CHIARA
Da villaggio fantasma a luogo di rinascita. Isabella Flore, 88 anni, è l’unica abitante di Santa Chiara, una frazione di Ula Tirso in provincia di Oristano, che dal 1997 è praticamente disabitato. Questa anziana signora, infatti, è la sola ad essersi ostinata a rimanere rifiutandosi di abbandonare le proprie origini e la valanga di ricordi di cui è intriso il suo villaggio.Una scelta coraggiosa che in questi ultimi anni, come ha raccontato alla Nuova Sardegna, l’ha spinta a intraprendere una ‘battaglia’ nel tentativo di far rinascere Santa Chiara.
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RIPOPOLARE I VILLAGI ABBANDONATI
A parte alcuni anni vissuti nella penisola, il resto della sua esistenza Isabella lo ha trascorso in questo villaggio. La famiglia Flore è arrivata in questo paese dell’entroterra sardo tantissimi anni fa, quando il padre di Isabella si è occupato nella costruzione della diga, che poi ha originato il lago Omodeo. In quei tempi Santa Chiara era un villaggio vivace, abitato dalle famiglie dei lavoratori, che però, una volta perso il posto progressivamente hanno deciso di andare a trovare fortuna altrove. Oggi, però, Isabella sogna di poter invertire la tendenza e trasformare questo villaggio fantasma in un luogo dove donne e bambini abusati possano ritrovare pace e serenità. Da qualche anno, infatti, la 88enne ha creato una Onlus e ha raccolto tutti i documenti necessari che ha inoltrato ad Enel, proprietaria degli stabili della frazione di Ula Tirso. L’obiettivo è ricevere il benestare per avviare un centro di accoglienza che possa far rinascere Santa Chiara e, allo stesso tempo, aiutare persone che hanno avuto esperienze di vita molto negative ad uscire fuori dal tunnel. Per ora, però, Isabella non ha ancora ricevuto risposta.
VILLAGI DISABITATI
Mentre le risposte tardano ad arrivare, gli edifici diventano sempre più fatiscenti, gravati dal tempo che passa e dalla mancata manutenzione. Isabella, però, non demorde e nonostante l’età avanzata continua la sua battaglia, intenzionata a far sopravvivere la memoria storica di questo territorio. Una missione che cerca di portare avanti anche attraverso il museo della diga, che ospita molti documenti risalenti all’epoca in cui l’opera, avanzatissima a livello ingegneristico per l’epoca, è stata costruita.
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