L’uomo che salva gli alberi non è soltanto un personaggio della letteratura, ma un uomo in carne e ossa che vive nel trevigiano, a Fanzolo di Vedelago, e alla sua attività di imprenditore abbina quella di piantatore di alberi.
L’UOMO CHE SALVA GLI ALBERI
Fiorenzo Caspon, 66 anni, ha la classica biografia da Nord Est che da regione povera e popolata da contadini e piccoli agricoltori si è trasformata in una delle più veloci locomotive industriali europee. Figlio di contadini, Fiorenzo va a scuola, diventa perito elettronico e inizia la sua attività professionale girando i paesi del trevigiano per aggiustare elettrodomestici. Un’attività che gli basta per vivere dignitosamente e per coltivare la sua passione per i campi. Ma, improvvisamente, arriva la svolta grazie a una geniale invenzione. Il padre di Caspon ha una macchinetta per fare la spugnetta di ferro, lui la modifica e inizia a metterla in produzione. Oggi è il numero uno in Europa per la produzione di spugnette metalliche.
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ALBERI RIPIANTATI NEL TREVIGIANO
Una volta diventato ricco, Fiorenzo riesce a dare un’altra svolta alla sua vita. Non prende le sembianze dell’imprenditore milionario e di successo: villa al mare e in città, yacht, vacanze di lusso. La sua seconda vita, quando lascia la fabbrica, è ispirata a un chiodo fisso: piantare alberi, ricostruire un paesaggio stravolto dai capannoni industriali e dall’agricoltura intensiva. Pioppi, gelsi, aceri di campagna, biancospini, platani, lecci, frassini. Caspon parte da un campo ereditato, con il fratello, dal padre, e poi procede con l’acquisto di terreni abbandonati e di alberi da piantare. Alcuni sono recuperati attraverso il monitoraggio dei luoghi dove vengono spiantati: è il caso delle piante eliminate per il cantiere della Pedemontana Veneta. Nel corso di questa attività Caspon, che non ha mai tenuto un conto preciso degli alberi piantati, ha slavato qualcosa come quattromila piante. E non si ferma.
FIORENZO CASPON
Finora Caspon ha speso qualche milione di euro e molti di questi soldi, secondo le assurdità tipicamente italiane, sono andati via per pagare tasse di registro. Dai terreni dove ha piantato alberi non ricava guadagni, ma sostiene solo costi, e ciononostante ha respinto la proposta di affittare una parte della sua terra per mettere a dimora vigne di prosecco rosé, un vino che va molto di moda da queste parti. “Voglio solo dimostrare che è possibile non limitarsi a sfruttare la terra” racconta Caspon. “E se qualcuno mi considera un matto, pazienza… L’importante è che avrò lasciato qualcosa di importante ai miei figli”. Una testimonianza che forse vale più della sua azienda di spugnette di ferro.
La foto di copertina è tratta da Venezie Channel.
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