Uso armi in America: un popolo di pistoleri

Le continue stragi di innocenti nascono dall'uso e dal commercio delle armi ormai fuori controllo. Protetto dalla Costituzione da una potentissima lobby

uso armi in america

USO ARMI IN AMERICA

Nel pozzo nero delle stragi dei pistoleri americani si trova di tutto. Vite sprecate, tante, tantissime, per i motivi più assurdi e scontati nella nota banalità del male: odio razziale, psicopatia, rabbia personale, emulazione, estremismo politico e religioso. I killer si ispirano a vicenda, contagiano le modalità delle loro stragi e, cosa assurda per un paese dove se evadi le tasse finisci in carcere e qualcuno butta la chiave, e dove dunque la certezza della pena è garantita, le autorità politiche, amministrative e giudiziarie sono impotenti. Paralizzate.
Le stragi a ciclo continuo firmate dai pistoleri americani, nei bar, nei centri commerciali, nelle scuole, in tutti i luoghi dove esiste una comunità che andrebbe protetta e rispettata, hanno creato non più una striscia di sangue. Ma un oceano di cadaveri. Soltanto nel 2019, fino agli inizi di agosto, le sparatorie di massa sono state 251, delle quali 32 con almeno 3 morti per un totale di 136 morti. Si spara e si uccide in un centro commerciale del Texas (20 morti e 26 feriti), per mano di Patrick Crusius, un criminale di 21 anni,  e dopo 13 ore tocca a un bar dell’Ohio, dove il 24enne Connor Betts fa fuori 9 persone e ne ferisce una trentina.
Una strage tira l’altra, con record di vittime da genocidio, anche in luoghi civilissimi, come Las Vegas, dove in appena quindici minuti Stephen Paddock ha fatto una strage di giovani che stavano seguendo un concerto di musica country. Già, Las Vegas, dove gli americani hanno la spudoratezza, con questo scenario di stragi, di continuare a celebrare la Fiera della pistola. Come se fare stragi, uccidere, sprecare centinaia e migliaia di vite umane fosse un gioco da luna park.

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USO DELLE ARMI NEGLI STATI UNITI

Gli Stati Uniti restano un paese modello nel mondo, non solo occidentale, per la capacità di integrare popoli, razze, religioni, etnie. Altrimenti non sarebbe possibile la convivenza di una gigantesca comunità, i cittadini americani, di 320 milioni di uomini e donne, dei quali circa il 13 per cento sono afroamericani.

Ma il vero nervo scoperto del Paese dove la democrazia è comunque solida nel suo meccanismo di pesi e contrappesi, è la vendita sproposita e l’uso privato delle armi. In pratica: su 329 milioni di abitanti ci sono 393 milioni di armi nelle mani della popolazione, e i colpi da armi da fuoco rappresentano la prima causa di morte tra bambini e adolescenti. Gli americani considerano il possesso di pistole, fucili, mitra, come una libertà imprescindibile e inviolabile. Per fare cosa? Per difendersi, certo, ma anche per lasciarsi andare a un gesto di follia, a una vendetta, a un rancore da folli. E per alimentare qualsiasi forma di odio, compreso quello razziale che cova sempre sotto la cenere.

ARMI IN AMERICA

La vendita delle armi, a questi livelli, ha portato alla trasformazione di una nazione esemplare per la sua civiltà in un Paese di pistoleri. Come se fossimo ancora all’epoca del Far west. Le armi ovunque e in mano a chiunque sono il problema numero uno dell’America contemporanea, e ne mettono a rischio anche la sua solidità e la sua democrazia. La lobby dei venditori, dai produttori all’esercito dei commercianti del settore, è potentissima: influenza Casa Bianca, Congresso, singoli stati e tutti i piani alti del potere politico ed amministrativo. Esiste perfino una National Rifle Association, che si presenta in modo trasparente e legale come “la lobby delle armi”, e ha una fortissima influenza non solo nei palazzi del potere, ma anche nel circuito dell’opinione pubblica. D’altra parte la parola “no alle armi” è perfino difficile da pronunciare in un Paese dove il 70 per cento della popolazione è favorevole al possesso e all’uso di armi e fucili da parte di singoli cittadini per proteggere sicurezza e incolumità, e pazienza se poi ci scappa anche la schioppettata mortale per vendetta o per un banale moto di rabbia. O, peggio, per l’intolleranza legata al colore della pelle.

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LOBBY ARMI AMERICA

Per capire quanto sia forte la lobby delle armi in America, basta leggere tra le righe la disarmante impotenza di Obama, che durante ben due mandati alla Casa Bianca non è mai riuscito, nonostante tanti annunci e 18 tentativi, sempre in occasione di un episodio di violenza con le armi e di qualche tragico omicidio, a scardinare la legge che consente questa follia collettiva. Tantomeno è riuscito a scalfire gli interessi economici, da veri potentati, che stanno dietro la legge che arma gli americani. Né purtroppo possiamo aspettarci molto da Trump che, a differenza di Obama, non dissimula sua simpatia e tutte le sue giustificazioni a favore dei pistoleri e parla genericamente di un problema «senza soluzioni facili».

ARMI AMERICA

Dalla sponda dell’Europa tanto vituperata, una volta tanto possiamo fare noi un appello per la civiltà e per la democrazia in America, di fronte alla potenza delle armi di tutti e per tutto. Armi che non riducono la violenza, ma semmai la aumentano (è un altro record mondiale degli Stati Uniti: il numero di omicidi). Così come è semplicemente stupido e ipocrita barricarsi dietro lo scudo della Costituzione americana che i pistoleri interpretano a modo loro, sostenendo che contiene di fatto (secondo emendamento del testo) il diritto illimitato di ogni cittadino di armarsi. Se anche fosse così, bisogna rivederlo in modo radicale questo diritto, nell’interesse innanzitutto degli Stati Uniti e del popolo americano. Questa scia di sangue e di morti da armi da fuoco, possedute come i barattoli con il sugo di pomodori per la pasta, non è destinata a durare in eterno. E la sua fine non può essere affidata alla voce isolata di qualche solitario movimento «No armi» che ogni tanto si affaccia nelle cronache delle proteste negli Stati Uniti. Ci siamo anche noi europei, noi occidentali, che possiamo e dobbiamo dire la nostra, ricordando che possedere armi in questo modo, e con questa diffusione, e usarle con questi ritmi non è degno di un paese civile, civilissimo, come gli Stati Uniti.

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