Utero in affitto, le drammatiche storie di donne che comprano i bambini a rate

In una clinica di Kiev tre pacchetti da 30 a 50mila euro. In India 10mila donne, anche tredicenni, pronte a partorire. In Europa l’eldorado è la Grecia, con 20mila parti surrogati l’anno. In America più di 400 cliniche dove la materinità surrogata costa 150mila dollari.

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UTERO IN AFFITTO –

Per la maternità surrogata, ovvero l’utero in affitto, la clinica BioTexCom di Kiev, un edificio che sembra uscito da una fiaba di Andersen, offre tre pacchetti “tutto compreso”. Economy, standard e vip: come se il parto fosse un viaggio in aereo. Nel primo caso, 29mila euro, il prezzo prevede un’assistenza standard in camere non più grandi di 20 metri quadrati. Nel secondo, 40mila euro, si sale a 50-70 metri quadrati, e arrivano la governante, 24 ore su 24, e l’autista personale. Con la formula vip, 50mila euro, i metri quadrati per il ricovero salgono a 150, e perfino il menù è personalizzato. Una clausola, poi, prevede una sorta di assicurazione in caso di aborto: la ricerca di un nuovo utero per un nuovo parto, sarà a carico della clinica. Senza costi aggiuntivi.

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UTERO IN AFFITTO: DOVE È LEGALE –

Il mercato globale della maternità surrogata è molto variegato. E come qualsiasi materia prima, l’utero diventa così una qualsiasi commodity, risente della legge della domanda e dell’offerta. Nei paesi anglosassoni, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna passando per il Canada, la legge (con relativo business) è molto generosa e le tecniche collaudate sono alla luce del sole, visto che parliamo di norme approvate alla fine degli anni Ottanta. In Inghilterra, per esempio, si stipula un vero e proprio contratto, con la madre gestante che incassa, la formula è di un ipocrita pudore, un «rimborso» di non meno di 15mila sterline. Altre 70mila, almeno, servono per il ricovero, il parto e le pratiche burocratiche. In America le cliniche per la maternità surrogata sono oltre 400, con prezzi alti, non meno di 100mila dollari, che si gonfiano grazie al bacino di 6 milioni di donne statunitensi con problemi di fecondità. E come al solito gli americani, quando trasformano l’assistenza sanitaria in un’industria, puntano all’alta qualità dei servizi. Non ci sono problemi per la nazionalità del bambino, con migliaia di mamme felici di avere un figlio con cittadinanza statunitense, e volendo il cliente può fare richieste specifiche, di natura genetica: il sesso, un alto livello del quoziente intellettivo, gli occhi verdi. Tutto ha una tariffa, e si può pagare con il solito finanziamento bancario, a rate e sulla carta di credito.

UTERO IN AFFITTO COSTI –

Gli alti costi della maternità surrogata nei paesi anglosassoni, hanno aperto le porte a una concorrenza di secondo livello in altre nazioni. Ricchi da un lato, e poveri dall’altro, con l’utero in affitto che diventa a sconto. Innanzitutto in Ucraina, dove però il rischio è di rimanere impigliati in un giro di avvocati, tribunali, consolati, con una coda giudiziaria che può arrivare fino alle procure in Italia, dove l’utero in affitto è vietato per legge. È capitato a una giovane coppia di Crema: sono andati a Kiev, hanno pagato il conto in cinque rate, ma qualche mese dopo il rientro è arrivata l’inchiesta dei magistrati di Cremona. Il risultato è che, per il momento, i due coniugi hanno perso il loro bambino, affidato a una struttura protetta. Se i paesi dell’Est europeo rappresentano la zona borderline della maternità surrogata, l’India è il Far west. I prezzi crollano a 25-30mila dollari, ma l’industria è floridissima, si parla di un fatturato di oltre 2 miliardi di dollari l’anno, e comprende anche la tratta delle partorienti. Almeno 10mila donne, anche tredicenni, pronte a «donare» un bambino che cresce per nove mesi nel loro grembo, spinte dal fatto che con un solo parto ricavano i soldi per acquistare una casa. Al di sopra di questo universo di mamme sfruttate ci sono poi i mediatori, con tanto di agenzie, che si occupano di organizzare il pacchetto del “tutto compreso”: dal viaggio all’interprete, dal medico alla clinica. Un sottobosco di faccendieri e capi clan che ha spinto il governo indiano, nello scorso mese di dicembre, a vietare la maternità surrogata alle coppie di stranieri ed a concederla soltanto alle donne residenti in India con problemi di fertilità.

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UTERO IN AFFITTO IN EUROPA –

Maglie che si stringono e maglie che si allargano. Siamo in Europa, dove la solita risoluzione del Parlamento europeo, ribadita nel 2014, vieta l’utero in affitto definendolo «una mina per la dignità delle donne e un uso del loro corpo come merce». Grida manzoniane. Perché intanto in Grecia, dove la lunga recessione ha spinto anche i medici a trovare nuovi filoni di lavoro, l’utero in affitto è diventato legale. E Atene è la nuova città-eldorado di questa pratica, la meta preferita dalle circa 5mila coppie  italiane che vanno all’estero alla ricerca di un bambino. Il direttore della clinica Genesis Athens, Kostas Pantos, vanta ormai 20mila parti con successo, e annuncia: «Vengono qui da tutto il mondo, sanno di trovare ottimi medici, la giusta assistenza, e prezzi convenienti».

MATERNITÀ SURROGATA –

La migrazione per l’utero in affitto all’interno dei confini dell’Unione, a questo punto ha dato fiato a decine di associazioni (in Italia la più attiva è Cerco un bimbo) che, con il solito tam tam amplificato sul web, reclamano una legalizzazione urbi et orbi. Ovunque. Così in Belgio Homoparentalites è riuscita a raccogliere le firme per presentare una proposta di legge, ormai in dirittura d’arrivo, e in Francia l’utero in affitto è illegale, ma i magistrati non perseguono più questo tipo di reato, in attesa che il Parlamento aggiorni le norme. D’altra parte, il fenomeno è in tale espansione, e senza più confini geografici, che in assenza di una legislazione omogenea, le donne europee devono soltanto scegliere tra due opzioni per avere un figlio da una gestante che affitta il suo utero. O vanno avanti con maggiore sicurezza e senza intoppi giudiziari, ma pagano il prezzo di tanta scioltezza; oppure puntano sulle mete low cost, con tutti gli annessi e connessi. L’importante è diventare mamme.

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