UTILITÀ DEI CENTRI PER L’IMPIEGO
Non voglio fare il difensore d’ufficio di possibili sfaticati, ma quando leggo e ascolto storie di imprenditori che cercano operai o anche personale specializzato e non lo trovano, ho sempre il sospetto che ci sia qualche trucco. O una verità che ci vogliamo nascondere.
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RICERCA DIPENDENTI AZIENDA GRAFICA VENETA
La storia questa volta si consuma a Trebaseleghe, in provincia di Padova, dove c’è la sede dello stabilimento tipografico dell’azienda Grafica veneta. In Veneto la ripresa è molto più forte di quanto appare in altre zone del paese, questa società è molto solida e ben piazzata sul mercato (ha stampato in Italia milioni di copie delle varie edizioni di Harry Potter) e il suo titolare, Fabio Franceschi, quanto sente aria di ordini in arrivo cerca di non farsi cogliere impreparato.
Da qui l’idea di aumentare produzione e turni di lavoro. Proponendo a 25 operai diverse posizioni disponibili, non per apprendistati o stage, ma con contratti a tempo indeterminato e uno stipendio di 1.300 euro netti al mese. Non male, di questi tempi.
A forza di cercare, Franceschi resta a mani vuote e riesce a coprire soltanto 5 delle 25 posizioni aperte. Dunque uno spreco enorme di posti di lavoro, in un momento nel quale i contratti a tempo indeterminato non li regala nessuno. E una storia comune a tanti imprenditori, vittime di quella distanza tra domanda e offerta di lavoro che in Italia talvolta diventa cronica.
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EFFICIENZA DEI CENTRI PER L’IMPIEGO IN ITALIA
E veniamo ai possibili sfaticati. Qualcuno sicuramente appartiene alla categoria, qualche altro forse si è spaventato per i turni di lavoro che in una tipografia ci sono anche la notte e durante i giorni festivi. Ma un rifiuto così clamoroso e massiccio non si può spiegare solo con qualche isolato comportamento irresponsabile. La verità è che in Italia non esiste un mercato del lavoro. E non esistono gli strumenti che consentono, con trasparenza, di mettersi in fila e accedere a una posizione scoperta. Non solo spesso mancano le competenze richieste, e qui il tema investe anche la scuola, ma i veri buchi neri sono i Centri per l’impiego.
Non servono a nulla. Hanno cambiato nome e normativa una decina di volte, da quando esistono. In alcune città del Sud hanno organici gonfiati, e sono stati utilizzati per infornare clientele. Risultato: meno del 3 per cento dei posti di lavoro in Italia si assegnano attraverso i Centri per l’impiego. Strutture che in altre paesi, penso innanzitutto alla Germania, non solo aiutano i giovani a trovare un posto, ma servono anche a riqualificare e ricollocare personale che è stato tagliato in seguito al ridimensionamento o alla crisi di un’azienda. Se un Centro per l’impiego degno di questo nome funzionasse, sarebbe impossibile per il signor Franceschi restare senza dipendenti da assumere. Come sarebbe impossibile, e lo abbiamo raccontato, che in Italia aprono i panifici ma mancano i panificatori, aprono le pasticcerie e mancano i pasticceri. Lo spreco nasce da un servizio fantasma, che non siamo mai riusciti ad allineare ai livelli degli altri paesi europei.
(Credit immagine di copertina: Andrea Delbo/Shutterstock.com)
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