UTILIZZARE SOCIAL A SCOPO DIDATTICO
Tra i tanti premi immeritati e inutili che girano per l’Italia, bisognerebbe assegnarne uno vero e conquistato per la sua genialità, alla professoressa Carla Romoli. A 61 anni, con la passione di un’insegnante autentica, prossima alla pensione, la Romoli ha dato a tutti una lezione di vita, e di come piccoli gesti possono avere grande significato.
Di fronte al dilagare dell’uso delle protesi elettroniche, che i ragazzi utilizzano anche a tarda sera e in piena notte, la Romoli, insegnante di scuola media all’istituto Lavinia Fontana di Bologna, ha reagito passando dalle parole ai fatti. Invece di sgolarsi con inutili prediche, ha rovesciato il tavolo, dimostrando come la scuola possa davvero utilizzare la tecnologia, anche per fermarla nell’uso scorretto e compulsivo. Altro che smartphone in classe!
La nostra eroina ogni sera manda un WhatsApp ai suoi alunni con un messaggio di Buonanotte, aggiungendo la spiegazione di una parola. Di questa ne spiega, nella sintesi di una riga, il significato, l’uso e l’origine semantica. Una lezione concentrata in pochi attimi, quelli nei quali di solito i ragazzi smanettano per messaggi che sono solo uno spreco di tempo.
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LA STORIA DELL’INSEGNANTE CARLA ROMOLI
Proviamo a riassumere i meriti di questa semplice iniziativa. Tra gli analfabeti funzionali e quelli di ritorno, in Italia metà della popolazione non ha le competenze linguistiche di base. Possiamo anche definirli ignoranti cronici. E la Romoli alza un muro contro questa deriva, affrontando il problema alla radice, quando le competenze linguistiche degli alunni sono ancora in via di formazione e di evoluzione.
Secondo: abbiamo ucciso l’italiano. Lo abbiamo sostituito con una lingua, parlata e scritta, fatta si acronimi, parole straniere (di solito storpiate), insulti e parolacce, termini da gergo web. Tutto tranne la nostra meravigliosa lingua. E anche qui la Romoli alza un muro contro l’ignoranza e cerca alleati proprio tra i ragazzi.
INSEGNARE CON I SOCIAL
Infine, per fermare l’uso compulsivo di smartphone, cellulari, e tablet, non servono e non bastano prescrizioni di varia natura. Né però bisogna arrendersi. Meglio giocare d’attacco, come fa la nostra professoressa emiliana, lanciano una proposta alternativa. Per non sprecare il valore di WhatsApp e per salvare il significato delle parole nel nostro antico e rimosso italiano. Con un semplice messaggio della Buonanotte.
(Fonte immagine di copertina: la Repubblica)
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