Entro l’estate potrebbe essere approvato un vaccino contro il Covid tutto italiano con un’efficacia oltre il 92%. Alla corsa verso il siero in grado di farci tornare alla normalità si è iscritto infatti anche il nostro Paese, grazie a un vaccino sviluppato dall’azienda biotech ReiThera, che ha sede a Castel Romano, alle porte di Roma.
VACCINO ITALIANO REITHERA
Efficace con un’unica dose e conservabile ad una temperatura tra 2 e 8 gradi (quindi più facilmente gestibile di quello Pfizer), il vaccino ReiThera ha superato brillantemente la fase 1 della sperimentazione. Il risultato è stato possibile grazie al sostegno del Governo, del Consiglio nazionale delle ricerche e della Regione Lazio. I test sui primi 90 volontari sono stati autorizzati dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e sono stati condotti all’ospedale Spallanzani di Roma e al Centro Ricerche Cliniche Verona. Nei giorni scorsi il commissario straordinario per l’emergenza covid Domenico Arcuri ha annunciato che il governo ha destinato “risorse sufficienti a finanziare lo sviluppo successivo della sperimentazione di ReiThera”. Se le successive fasi confermeranno i brillanti risultati di questo primo step l’approvazione dell’Ema potrebbe arrivare prima dell’autunno.
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VACCINO ITALIANO COVID
Il farmaco sarà interamente prodotto e sviluppato in Italia. ReiThera, infatti, è controllata da una società svizzera anche ma – ha puntualizzato la presidente Antonella Folgori – l’azienda “lavora sul territorio italiano, paga le tasse in Italia e questo vaccino è stato sviluppato dai ricercatori che lavorano in Italia”. Durante la sperimentazione questo vaccino non ha avuto nessun effetto collaterale grave nei primi 28 giorni: un risultato che lascia davvero ben sperare. L’obiettivo dell’azienda, una volta ricevuta l’approvazione, è produrre a regime 100 milioni di dosi all’anno.
CORONAVIRUS VACCINO ITALIANO
Il vaccino sfrutta l’adenovirus di gorilla, che viene utilizzato per “trasportare” una sequenza di codice genetico che provoca la reazione del nostro sistema immunitario e lo spinge a sviluppare degli anticorpi. La scelta è ricaduta sull’adenovirus di gorilla perché, a differenza di quello umano, non viene riconosciuto immediatamente dal nostro sistema immunitario, garantendo quindi il tempo necessario per indurre il nostro metabolismo a sviluppare gli anticorpi necessari per difenderci dal coronavirus.
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