Vince una borsa di studio per andare all’estero, ma poi paga un conto salato di tasse. E ci rimette. È accaudo a una delle figlie di Pasquale Lucibello, che ha deciso di raccontare la sua storia in una lettera al quotidiano Il Sole 24 Ore. La figlia, studentessa a pieni voti presso l’università La Sapienza di Roma, vionce una borsa di studio per andare a studiare all’estero, in Cina, e non dovrebbe pagare Irpef ai sensi di una legge del 1984. La somma della borsa è di 2.821, tagliata poi dall’università che trattiene una quota per l’Irap (ma che ci azzecca una tassa del genere su una borsa di studio?), ai quali la famiglia Lucibello aggiunge altri 2.500 euro di tasca propria per le spese di soggiorno.
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Una volta incassata la prima quota della borsa, però, la ragazza si ritrova con redditi superiori al valore al di sotto del quale si ha diritto alle detrazioni per carichi di famiglia. A quel punto i Lucibello, marito e moglie, perdono le detrazioni e devono per giunta pagare interessi e sanzioni per la somma incautamente detratta. In totale, ci rimettono 700 euro. E dire che le borse di studio dovrebbero aiutare le famiglie e incentivare gli studi all’estero…
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