Vino e viticoltura a ridotta impronta idrica

L’acqua è una risorsa finita ma rinnovabile che gioca un ruolo fondamentale per la vita. Senza acqua sarebbe impossibile l’agricoltura e la vita di qualsiasi organismo vivente perché prima di tutto l’acqua è essenziale per la funzione degli ecosistemi, acquatico e terrestre, parte strutturale delle aziende agricole. Ci vuole un lieve sforzo percettivo per comprendere […]

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L’acqua è una risorsa finita ma rinnovabile che gioca un ruolo fondamentale per la vita. Senza acqua sarebbe impossibile l’agricoltura e la vita di qualsiasi organismo vivente perché prima di tutto l’acqua è essenziale per la funzione degli ecosistemi, acquatico e terrestre, parte strutturale delle aziende agricole.

Ci vuole un lieve sforzo percettivo per comprendere che una manciata di suolo o un canale di drenaggio o irrigazione ospitano milioni di organismi utili alle produzioni agrarie. Le attività agricole ed in particolare l’uso scorretto dell’acqua influenzano questa vita creando disequilibri – ad esempio per eccessi di emungimenti o per inquinamenti – a cui è necessario porre rimedi.
Tale concetto può essere riassunto attraverso il termine "water footprint" o "impronta idrica" in analogia con il "carbon footprint". E’ il consumo dell’acqua che non solo è contenuta fisicamente nel vino o nell’uva ma anche quella che è stata impiegata in ogni fase della produzione inclusa quella che deve essere depurata delle contaminazioni prodotte. Per questo l’impronta idrica di una comune bottiglia di vino non è pari al volume di vino contenuto ma 100-1000 volte superiore, in funzione del comportamento più o meno virtuoso dell’agricoltore. Come fare ?

Il progetto SOStain, una delle tante iniziative del Centro di Ricerca OPERA che cerca di tradurre in azioni semplici e pragmatiche i principi di benessere socio-economico e di tutela ambientale, identifica delle azioni prioritarie che le aziende vitivinicole dovrebbero perseguire per raggiungere obbiettivi di sostenibilità: (a) il riconoscimento a livello aziendale dell’acqua come patrimonio; (b) la definizione di obiettivi di qualità dei corpi idrici; (c) la distinzione delle caratteristiche qualitative delle acque a seconda della loro destinazione (acque potabili, acque reflue) ma anche come valore intrinseco del corpo idrico in tutela dell’ecosistema globale e (d) controlli efficaci sulla qualità e quantità dell’acqua prelevata e scaricata durante le attività agricole.

Facendo proprio lo spirito innovatore introdotto in Europa dalle normative ambientali ed agricole, la gestione dell’acqua nell’azienda vitivinicola può e deve migliorare attraverso interventi praticabili quali:
– la riduzione degli inquinanti di origine agricola, tramite l’applicazione di linee guida sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi;
– la riduzione della pressione quantitativa sulle acque sotterranee, nel rispetto del deflusso minimo vitale per l’ecosistema agro-forestale;
– l’applicazione di nuove tecniche, di origine biologica per la depurazione delle acque;
– l’applicazione sempre più mirata di tecnologie avanzate per il risparmio idrico in cantina ed in campagna;
– l’utilizzo di acque grigie, le quali possono essere impiegate direttamente come fonte di irrigazione;
– la creazione di bacini artificiali per la raccolta dell’acqua durante gli eventi piovosi;
– il consolidamento e/o la realizzazione di connettività idrauliche nel suolo tali da ridurre l’erosione ed approvvigionare l’ecosistema;
– l’informazione, il coinvolgimento e la sensibilizzazione del personale e dei clienti nella gestione dell’acqua.

Prof. Ettore Capri
Centro di ricerca per l’agricoltura sostenibile OPERA
Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza (Italia)

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