Ascoltate con le orecchie ben aperte il sussurro che arriva da chiunque ci sta vicino in questo lungo periodo della pandemia, mentre siamo ancora alle prese con un terrificante conteggio di morti quotidiani. Ascoltate bene e scoprirete che se ieri il nostro sentimento condiviso era la paura, adesso siamo entrati nella fase della sospensione, delle vite sospese.
VITE SOSPESE E COVID-19
Non sappiamo che cosa ci aspetta domani, e non abbiamo neanche voglia di immaginarlo. Le memoria del passato non ci affascina e non lenisce le ferite quotidiane. E perfino il presente, l’eterno presente nel quale siamo abituati a vivere, ci appare svuotato di senso. Routine meccanica, zero slanci e zero desideri. Solo un filo, la vita che comunque va avanti, al quale restiamo attaccati. Sospesi.
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DIFFICOLTÀ COVID
Tutti noi, dai più irrequieti ai posapiano cronici, siamo creature abitudinarie e perfino l’incertezza rientra in questo profilo di persone. Abbiamo automatismi quasi meccanici che riguardano gli stili di vita, il modo di pensare, l’approccio con la realtà. Il Covid-19 ha sparigliato questo tavolo e ci ha proiettato in una terra ignota, dove le vite sono diventate tutte sospese. L’unica consolazione che troviamo è nel generico tentativo di archiviare l’effetto della sospensione con frasi fatte. Passerà. Ho bisogno del tempo per elaborare il lutto. Nulla sarà come prima. Tutti concetti che fanno parte di un lessico piuttosto banale, difensivo, retorico. Perché invece non provare a cogliere qualche opportunità da questo stato di sospensione? Perché non considerarlo un’occasione di cambiamento e non un modo per restare impantanati nella palude?
Partirei da una bellissima e breve poesia di Jorge Luis Borges:
«Fui amato e sospeso a una croce
Bevvi il calice fino alla feccia
I miei occhi videro ciò che ignoravano:
la notte e le stelle»
La vita sospesa può fare questo: spingerci a vedere qualcosa di nuovo. Anche qualcosa che ci era sfuggito, come la notte e le stelle della poesia di Borges. E può farlo attorno a tre verbi: riscoprire, ripensare e ricostruire.
CORONAVIRUS TECNOLOGIA
Una nuova necessità, per esempio, ci sta traghettando verso forme sempre più rare di contatti fisici, come lo smart working. Da qui l’ennesima narrazione sulle qualità della tecnologia e su quanto ci aiuti a risolvere qualsiasi problemi, anche i più gravi. Possibile. Ma c’è l’altro lato della medaglia. A questo distanziamento dal momento in cui ci svegliamo, a quando siamo davanti a un pc per lavorare fino al ritorno a letto per addormentarsi, si accompagna anche una grande nostalgia di rapporti fisici. Non è rimpianto, o lamento. È la possibilità, molto concreta, di riscoprire il valore unico della fisicità. Un bacio, una carezza, un abbraccio. Nessuna macchina potrà mai sostituirsi a questi gesti, e nessun uomo ragionevole ne potrà fare a meno con la dovuta continuità. Sembra un’affermazione banale, ma è ciò che avevamo smarrito e adesso possiamo riprendere.
COVID RICADUTA PSICOLOGICA
La vita nel Covd-19 rallenta. Nella sua agenda ci sono altre priorità rispetto al prima: non c’è più la necessità di vivere nella centrifuga lavoro-tempo libero-lavoro che porta a svuotare i rapporti umani, a impoverirli. C’è qualcosa su cui vale la pena riflettere, e sono appunto le priorità. È più importante il cenone di fine anno con annesso viaggio esotico ai quali dobbiamo rinunciare, o il piacere di ripensare al calore della ristretta comunità familiare? Che cosa viene prima: il benessere interiore o l’albero circondato dai regali? Quando la pandemia sarà superata è molto probabile che tutto tornerà come prima, anche la liturgia del nostro modo di festeggiare le ricorrenze. Ma se avremo avuto la capacità di ripensare all’agenda della vita, alle sue priorità, allora sì qualcosa di molto importante sarà cambiato.
Ricostruire. Siamo reduci dal lungo ciclo dell’Io. Io, Io, Io. Come se non ci fosse altro, e come se tutta la nostra esistenza dovesse ruotare attorno alla calamita dell’egoismo e del narcisismo. Ci siamo gonfiati, e adesso per ricostruire ciò che è diventato maceria o cenere, abbiamo bisogno di sgonfiarci e di tornare al Noi. Con la consapevolezza che alcune cose, come sconfiggere il coronavirus o affrontare di petto il tema del surriscaldamento climatico e di un cambio di paradigma verso la sostenibilità, si possono fare solo insieme. Reggerà questa consapevolezza una volta che saremo fuori dal perimetro delle vite sospese? Nessuno può dirlo, ma certo avremo avuto una grande occasione. Speriamo che saremo stati capaci di non sprecarla.
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