In un nuovo stile di vita, ispirato alla sostenibilità, alla leggerezza e alla riduzione degli sprechi (anche quelli legati ai ritmi di un’ordinaria giornata) c’è un desiderio che sta crescendo in tutto il mondo: il tempo libero. Una restituzione, in quanto nella società dello stress, dell’efficienza, dell’eterno presente, dell’ora e subito, questo pezzo di libertà di ogni persona umana sembrava definitivamente rimosso. Scomparso.
VOGLIA TEMPO LIBERO
È bastato che la premier di un piccolo paese, molto attento alle politiche del welfare, la finlandese Sanna Marin, si dichiarasse pronta a introdurre una settimana lavorativa di quattro giorni da sei ore l’uno (per restituire tempo libero ai dipendenti) e ovunque si è alzata la voce di un dibattito pubblico. Il tema è sentito.
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DESIDERIO TEMPO LIBERO
D’altra parte in Italia, come in Francia e in Germania, in questo caso i sondaggi si allineano, sia gli uomini sia le donne chiedono una riduzione dell’orario di lavoro per recuperare spazi e tempo per le proprie vite individuali. E quando i manager delle Ferrovie dello Stato tedesco hanno chiesto ai nuovi assunti che cosa preferivano tra più soldi o più tempo libero, la maggioranza dei lavoratori ha optato per questa seconda possibilità. A conferma che, anche in tempi di salari bassi, il benessere di una persona, e dunque la sostenibilità della sua vita privata e sociale, non passa soltanto dalla porta stretta del denaro. Serve anche altro.
Se in Finlandia la riduzione dell’orario del lavoro, con relativo aumento del tempo libero disponibile, è poco più di un’ipotesi, con diversi ostacoli da superare (il principale: chi paga il conto?), in Italia il tempo libero ritrovato è al centro di tanti, tantissimi contratti integrativi aziendali. Anche di imprese grandi e medie.
BISOGNO TEMPO LIBERO
È il caso, ma gli esempi potrebbero essere diversi, della Luxottica che ha consentito, a parità di stipendio, un orario ridotto per i nuovi assunti. E in generale nell’elenco dei benefit dei quali si discute tra imprenditori e sindacati, a livello territoriale, c’è anche il tempo libero. O meglio: il maggiore spazio per il tempo libero.
Che cosa cambia in una vita dove c’è più tempo libero? Che cosa migliora, e dunque che cosa non sprechiamo, con una maggiore quota di tempo a nostra disposizione? Possono cambiare tante cose, e tutte di enorme valore. Il tempo libero non si compra e non ha prezzo, quindi una volta negoziato e ottenuto bisogna considerarlo un piccolo patrimonio incedibile della persona. Utile, per esempio, per curare le relazioni umani, dalla famiglia agli amici, in tempi di dominio della tecnologia e dei rapporti virtuali. Quindi più tempo libero è una scelta da nuovo umanesimo.
COME RITAGLIARSI DEL TEMPO LIBERO
Difficile, se non impossibile, immaginare che un aumento della quota del tempo a propria disposizione evapori poi nella palude della solitudine dell’Io. Una volta riacquistato il nostro tempo, sapremo anche condividerlo con altri, e riscopriremo il valore del Noi, la sua centralità in una buona qualità degli stili di vita.
Più tempo libero non significa in modo meccanico più ferie. C’è qualcosa che viene prima e dopo, ed è una scelta di libertà e di responsabilità rispetto alla variabile del tempo, che così spesso sprechiamo. Anche sul lavoro. Pensate alla quantità davvero asfissiante di riunioni inutili e sprecone che si devono celebrare nella liturgia di un lavoro a volte troppo meccanico e poco creativo.
Nel libertà che il tempo ritrovato sprigiona, c’è infine una componente filosofica e, se volete, politica, che agli antichi era chiarissima. Sia Aristotele quanto Cicerone consideravano il tempo libero un diritto-dovere di tutti. E come tale irrinunciabile. Quanto si sta affermando, lentamente, anche oggi attraverso un desidero che a noi di Non sprecare piace tanto.
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